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Votiamo con una legge elettorale incostituzionale che, grazie al premio di maggioranza ed alle liste bloccate, non consente l'esercizio di un diritto di voto uguale e diretto.
Buona parte di deputati e senatori non sono eletti direttamente dai cittadini ma dal premio di maggioranza nazionale per le Camere e regionale per il Senato, oltre che dalle opzioni dei leader plurieletti.
Tutti i parlamentari sono già stati nominati dai vertici dei partiti e non saranno il risultato di scelte degli elettori.
Il bipartitismo artificiale impedisce un voto libero sotto il ricatto del voto utile. Si punta sulla paura per il voto all'avversario: malgrado gli slogan si vota contro uno o l'altro dei leader, non per quello migliore o che più ci rappresenta.
Senza un voto libero per la lista più affine si pregiudica nel futuro una riforma della legge elettorale in senso pluralista.
L'Italia ha un sistema parlamentare costituzionale di bicameralismo perfetto.
Il Governo deve godere della fiducia di ambedue i rami del Parlamento.
Al Senato le possibilità di vincere, per chi si oppone o contrasta il PdL, sono a portata di mano grazie ai premi di maggioranza regionali.
Il PdL può trarre vantaggio sia da un indebolimento eccessivo del PD, sia dal ripartirsi i seggi spettanti alle formazioni, che non raggiungono la soglia del 8% regionale: una beffa per chi ha votato socialista e Sinistra Arcobaleno, che i loro voti procurino seggi a Berlusconi e soci ed in misura minore al PD.
In Lombardia è stato calcolato che il mancato raggiungimento del quorum da parte di SA porterebbe 3 seggi in più al Senato al PdL e solo 1 al PD.
Dopo aver votato liberamente ed intelligentemente a sinistra alla Camera per i Socialisti o la Sinistra Arcobaleno o per chi si ritiene rispecchi meglio le proprie idee, si può votare intelligentemente ed utilmente al Senato.
In Lombardia non siamo di fronte alla scelta di votare PD per non fargli perdere la maggioranza relativa, ma corriamo il rischio di regalare i nostri voti al PdL.
La sinistra sta correndo un doppio rischio, quello della riduzione della sua forza complessiva e quello della scomparsa dei socialisti dal Parlamento: fatto mai avvenuto tranne che durante il fascismo.
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