martedì 23 giugno 2009

LA LEGA AFFONDA L'ITALIA


Una maggioranza sempre più “capace di tutto”, un’opposizione sempre più “buona a nulla”
di Valter Vecellio

E’ soddisfatta la Lega. Ha incrementato i suoi voti, continua ad essere percepita come partito-movimento di “rottura” e organizzazione antipartitocratica, e al tempo stesso “occupa” spregiudicatamente ogni postazione di potere possibile; è in grado di condizionare le scelte del presidente del Consiglio. La dichiarazione di Roberto Calderoli è emblematica: “La marcia trionfale prosegue e l’accoppiata Bossi-Berlusconi è davvero formidabile. Dopo aver espugnato al primo turno le cattedrali della sinistra, al Nord cadono Milano, Venezia, Belluno e Cremona. Con la lega si vince, su questo non c’è alcun dubbio”. Fateci caso: Calderoli parlando dell’“accoppiata” che prosegue la marcia trionfale, dice “Bossi-Berlusconi”. Non Berlusconi-Bossi. E’ una “spia” che la dice lunga.



E’ soddisfatto anche il segretario del PD Dario Franceschini. La stessa soddisfazione, par di capire, espressa in occasione delle elezioni del Parlamento Europeo: quando tutti pronosticavano una rovinosa sconfitta; essendo stata non rovinosa, ma solo sconfitta, Franceschini la considerò una mezza vittoria. E ora, risultati delle amministrative sotto mano, il segretario del PD si sente autorizzato a sostenere che “comincia il declino della destra. Sarà un percorso lungo, ma con lavoro e impegno porteremo avanti un cammino di cambiamento del Paese. C’è stato un risultato positivo e meglio delle aspettative. Un risultato ottimo al Sud con la vittoria straordinaria a Bari, le conferme nel centro-nord, in specie a Torino e Padova, un testa a testa a Milano”.



E’ soddisfatto il centro-destra: “Il risultato dimostra che non c’è nessuna inversione di tendenza nel consenso per governo e maggioranza”, cinguetta Denis Verdini. “Abbiamo conquistato città storiche, che da 60 anni erano governate dalla sinistra”.



Tutti hanno un qualche motivo di soddisfazione, perfino l’UdC. Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione sostengono che il loro partito è stato determinante per la vittoria di tizio o di caio.



Il PD ha tenuto, ci ha messo una pezza. A che prezzo? Ha ceduto Milano, Venezia, Cremona, Prato; quanti dei suoi elettori non hanno votato PD, si sono astenuti o hanno dirottato i loro voti sulla Lega? L’inevitabile resa dei conti cui si assisterà, da una parte fugherà le ambiguità che sono la cifra di questo conglomerato; ma dove pensano e sperano di andare, con questo sciagurato modo di fare? E chissà se i “giovani”, come si dice, sono davvero meglio dei “vecchi”.



Il centro-destra ha incrementato il suo bottino, ma appare gonfio, con un leader in difficoltà, “prigioniero” dei diktat leghisti, barzelletta all’estero e protagonista di vicende avvilenti che sembrano una sceneggiatura di uno dei tanti cine-panettoni. Solo che qui non c’è davvero nulla di che ridere. Il centro-destra vince, ma è Berlusconi che non convince più. Può trapiantarsi una foresta di capelli farlocchi, mettersi in testa tutto il lucido da scarpe che vuole, farsi stirare le rughe, vestirsi da Soprano’s perché lo scuro attenua pancia e fianchi, impedire che lo riprendano sul lato sinistro, e far ricorso a tutte le tecniche “visive” che vuole. Sono indimenticabili quelle due immagini che lo vedono assopito in occasione delle feste del 2 giugno e della polizia penitenziaria: un leader stanco, bolso, logoro e logorato. La “spia” degli inquietanti scricchiolii è dato dall’annuncio dello stesso Berlusconi che “ora basta”: ci sarà un summit con i vari ministri per il varo e l’attuazione del necessario e vasto programma di riforme. E l’ammissione che si è sprecato un anno. E’ la consapevolezza che il repertorio delle mirabolanti promesse ormai non incanta più.



Cosa vorranno e sapranno fare i “capaci di tutto”, non sapremmo dire. L’esperienza del passato, la preoccupazione per il futuro, ci porta a credere che nulla di buono si annunci per il presente. Ad ogni modo se davvero si volesse dare esecuzione all’annunciato programma di riforme, non c’è bisogno di andare lontano. Berlusconi non ha che da andare a recuperare quel “pacchetto” di referendum che, anni fa, tradì platealmente, promettendo “ghe pensi mi”, una volta che avesse varcato la soglia di palazzo Chigi. Quella soglia venne varcata, e da allora ha pensato a tutto meno che a quanto aveva promesso di fare.



Fossero dotati, lui e i suoi consiglieri, di un minimo di intelligenza politica, e non solo di neppure troppa astuzia tattica, fossero meno ingordi e preoccupati di soddisfare i loro smisurati appetiti, si accorgerebbero dell’opportunità,oltre che della necessità, di imprimere quella svolta e di varare quel programma di riforme a lungo auspicate e scelleratamente ritardate. Ci fosse un’opposizione meno interessata alla contemplazione del suo ombelico, meno occupata a dilaniarsi, protesa davvero nel fornire “materiali” per un’alternativa a questo regime che insieme si consolida e si sgretola (sì, è in corso perfino questa “quadra”!), i “buoni a nulla” annuncerebbero la loro partecipazione (partecipazione, non “passerella”) all’ormai prossima convention di Chianciano, per comunicare la loro disponibilità e volontà di lavorare al cantiere riformatore.



Ma la maggioranza è sempre più “capace di tutto”, l’opposizione sempre più “buoni a nulla”. E’ una pesante responsabilità politica, quella che grava sulle spalle dei radicali.
Posted By: Unknown

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