
Gheddafi-Berlusconi: quali interessi inconfessabili tra il presidente del Consiglio italiano e il dittatore libico?
Dopo la denuncia del “Guardian” si impongono chiarimenti urgenti
di Gualtiero Donati
“La Gheddafi-Berlusconi connection”. Così si intitola l’inchiesta del quotidiano britannico “The Guardian”: in sintesi: ci sarebbe qualcosa di più dei reciproci vantaggi politici, nell' “amicizia” tra il primo ministro italiano e il leader libico: tra i due esisterebbe "un altamente discutibile comune interesse negli affari". Il “Guardian”, in particolare, avrebbe scavatoe dentro una serie di operazioni finanziarie, ed accusa esplicitamente Berlusconi di un "decisamente sconcertante conflitto d'interessi, da aggiungere ai tanti che egli ha già in Italia".
Notizia ghiotta, e proprio perché tale ne riferisce solo “La Repubblica”, con una corrispondenza da Londra; che contiene un inciso significativo: “In realtà le notizie in questione erano già circolate nel nostro paese, anche se nessun organo d'informazione le aveva trattate con particolare attenzione, mentre secondo il “Guardian” si tratta di una faccenda che "meriterebbe la prima pagina in qualsiasi giornale europeo”.
Allora: lo scoop del “Guardian” è costituito da notizie che nell’ambiente sono note, almeno nelle loro linee generali; e tuttavia nessuno ne ha parlato o scritto “Repubblica” compresa, che decide di dedicare alla vicenda un articolo su quattro colonne, ma solo dopo che il “Guardian” ne ha scritto. C’è qualcosa che non va.
Ad ogni modo “Il Guardian” riferisce che nel giugno scorso, come riportato "da una piccola agenzia di stampa italiana, Radiocor", una società libica chiamata Lafitrade ha acquisito il 10 per cento della Quinta Comunication, una compagnia di produzione cinematografica fondata da Tarak Ben Ammar, storico socio di Berlusconi. Lafitrade è controllata da Lafico, il braccio d'investimenti della famiglia Gheddafi. L'altro partner di Ben Ammar nella Quinta Comunication è, "con circa il 22 per cento" del capitale scrive il “Guardian”, una società registrata in Lussemburgo di proprietà della Fininvest, la finanziaria di Berlusconi.
Non solo:Quinta Comunication e Mediaste possiedono ciascuna il 25 per cento di una nuova televisione via satellite araba, la “Nessma Tv”, che opera anche in Libia, sulla quale Gheddafi potrebbe esercitare influenza attraverso la quota che ha rilevato nella Quinta Comunication. A “Repubblica”, Ben Ammar spiega che “Nessma Tv” è di proprietà sua, al 25 per cento, di Mediaset per un altro 25, di due partner tunisini per il restante 50. L'ingresso di Gheddafi in Quinta Comunication, spiega, è avvenuto nell'ambito di un aumento di capitale ma solo perché interessato alla produzione di film sul mondo arabo. Quindi solo progetti cinematografici. L'aumento di capitale non è ancora concluso, ma al termine dell'operazione Gheddafi dovrebbe avere una quota del 10 per cento.
Come sottolinea il “Guardian” il legame d'affari tra Gheddafi e Berlusconi è un evidente conflitto d'interessi, e l’operato del Berlusconi politico acquista una diversa prospettiva e spiegazione: dai negoziati sull’immigrazione, alle compensazioni coloniali, dagli investimenti alla visita di Berlusconi a Tripoli alla vigilia delle celebrazioni per il quarantennale della presa del potere da parte del colonnello: tutto ciò acquista una nuova luce se "i due leader sono connessi da qualcosa di più della convenienza politica”.
Già mesi fa consiglieri influenti dell’amministrazione Obama rilasciarono pubblicamente dichiarazioni perplesse e severe circa i rapporti tra Berlusconi e Putin; ora gli “affari” con Gheddafi. Molto più grave e inquietante delle storie con escort e “papi”. In ogni caso ce n’è quanto basta per chiedere – anche a livello ufficiale e parlamentare – chiarimenti urgenti ed esaurienti.
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