
La situazione. Il “logico” risultato di elezioni caucasico-putiniane. Regime più duro, impegno più forte
di Valter Vecellio
Lo si era detto in tempi non sospetti: “Attenzione! Si precipita verso elezioni caucasico-putiniane”. Marco Pannella alla vigilia del voto, in reazione all’occupazione di tutti gli spazi informativi televisivi da parte di Silvio Berlusconi, aveva lanciato l’allarme: “Dobbiamo constatare, e abbiamo il dovere di denunciare, che si è giunti alle elezioni regionali del 28-29 marzo in una situazione che sempre più, e più gravemente, ha coinvolto tutte le funzioni istituzioni: politiche, amministrative, di controllo, facendole letteralmente precipitare, per mera forza di gravità, come in un pozzo senza fine di comportamenti omissivi o attivi di illegalità e di violenze antidemocratiche”. E’ una esatta, perfetta descrizione della situazione.
Per anni abbiamo denunciato, unici in Italia, la violazione del fondamentale diritto umano e civile di tutti: quello di essere informati, il precetto di Luigi Einaudi “conoscere per deliberare”. Abbiamo documentato con cifre e con dati scientifici come i radicali, ma anche Mercedes Bresso o Pippo Callipo in Calabria siano stati cancellati. Abbiamo documentato quella che è stata a tutti gli effetti una strage di legalità, realizzata un po’ in tutta Italia: la partitocrazia ha cambiato le leggi elettorali dove e quando ha voluto, anche all’ultimo minuto, anche a gioco iniziato. Ha negato ai cittadini il diritto di firmare per la presentazione delle liste elettorali, anche il solo diritto di sapere per chi e per che cosa si poteva votare. In queste elezioni – non lo si dice ora – sono state commesse ogni tipo di illegalità e di irregolarità, la legge è stata pervicacemente, deliberatamente, proditoriamente, aggirata, violata; dopo le leggi “ad personam”, hanno varato il decreto ad listam”, e hanno addirittura diffuso la menzogna dei radicali violenti che avrebbero aggredito i rappresentanti del PdL a Roma. E’ andata come andata: con l’inquietante e prevedibile successo della Lega nelle regioni del Nord; e una PdL che trionfa in Campania e Calabria; e un miracolo che non si è realizzato in Lazio.
Il segretario del PD Pierluigi Bersani, intervistato dall’“Espresso”, ha detto che i radicali non sono una forza politica biodegradabile, e dicendolo intendeva fare un complimento; del PD i radicali sono alleati: scomodi, forse, ma sempre leali; con Bersani è stato avviato un dialogo, fatto di attenzione, amicizia e rispetto. Un percorso da continuare. I radicali da sempre si battono per la costruzione di un vero Partito Democratico, quello che non c’è ancora: un PD come negli Stati Uniti, il PD di cui l’Italia e l’Europa hanno bisogno: per realizzare un’alternativa di legalità, di democrazia, di giustizia; per liberare il paese da un regime che dura da sessant’anni: una lunga catena di cui Berlusconi, il PdL, la Lega trionfante, sono l’ultimo, più pericoloso, dannoso anello; quello che sta facendo più male. Come si dice: “Houston, qui c’è un problema”. Ma anche per questo: regime più duro, impegno più forte.
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