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Tra Messina e Reggio il vero Ponte dei Sospiri Dopo la bufala della prima pietra si allungano i tempi di consegna. Ad infinitum?
di Marco Di Salvo
C'è un argomento che da tanti anni si comporta come una balena dell'informazione. Va sott'acqua, poi riemerge e poi torna sott'acqua senza che nessuno si chieda che fine abbia fato realmente. Parliamo del Ponte di Messina e dei suoi infiniti annunci. Per tenere le fila della vicenda ci vorrebbe un'enciclopedia, ma proviamo per un attimo a riassumere gli ultimi passaggi.
Inaugurazione o bufala?
Alla fine dello scorso anno, esattamente all'inizio di dicembre, cominciò la grancassa dei media: “a fine dicembre posa della prima pietra del Ponte”. Da lì parti la solita salva di conti alla rovescia e quisquilie simili. Com'è andata a finire? Il taglio del nastro per l'apertura dei «pre-cantieri delle opere connesse» al Ponte sullo Stretto di Messina non c'è stato. E non solo per via dell'incidente prenatalizio occorso al Cavaliere, ma perché lo strombazzato annuncio era una grande bufala. I lavori per la cosiddetta «variante di Cannitello», infatti, non sarebbero potuti partire per ragioni procedurali, anche perché del ponte non c'è ancora progetto definitivo. Ciononostante, il 23 dicembre su un terreno preso in affitto tra Cannitello e la linea ferroviaria si sono presentati sette operai in tuta gialla ed una ruspa che per sole tre ore ha spianato, avanti ed indietro, una piccola porzione di suolo. Poi se ne sono andati, mogi mogi, dopo essere stati ripresi da due sole telecamere. Assenti, per non coprirsi di ridicolo, ministri e dirigenti della Stretto di Messina, che avevano annunciato la posa della prima pietra. E della «pietra» - ovviamente - nessuna traccia.
Conseguenze della bufala? Qualcuno ha festeggiato prima il Natale. Ad esempio, Impregilo, le cui azioni, già il giorno dell'annuncio schizzavano in alto, mentre ogni altra società quotata in borsa registrava punti negativi. Per di più il valore del contratto di Eurolink - il consorzio guidato da Impregilo - lievitava di 800 milioni, arrivando a 4.730 milioni. Un salto attribuito dalla Stretto di Messina all'adeguamento dei prezzi, all'aggiunta di opere complementari come la stessa variante di Cannitello, all'accordo sui risarcimenti per il congelamento dell'opera nel 2006. C'è chi si è spinto ad ipotizzare che, dal momento che nessun vero cantiere è stato aperto, il governo e la società Stretto di Messina potrebbero, almeno per ipotesi, essere denunciati per turbativa di mercato. Ma quando partirà davvero la “variante Cannitello”? In merito a un possibile avvio delle attività relative al citato «stralcio binario» della linea ferroviaria del nodo di Villa San Giovanni, è utile sapere che, a tutt'oggi, il relativo progetto non ha ancora ultimato l'iter di approvazione ed è gravemente viziato dalla bocciatura della Regione Calabria e dalla completa assenza di procedura di via di tutte le opere connesse al Ponte . Quindi non solo il Ponte è lontanissimo, ma anche «l'avvio dei pre-cantieri» non è possibile a breve. Di fatto però la vicenda Cannitello è importantissima. Il governo avendo deciso di far realizzare la bretellina ferroviaria di 1,1 chilometri, del costo di 23 milioni di euro, da Stretto di Messina (Sdm) SpA, e quindi dal general contractor (Gc) capeggiato da Impregilo, invece che da Rfi SpA, con gara pubblica, ha fattto partire i lavori per il Ponte. Una disposizione contrattuale tra Stretto di Messina spa e il General contractor stabilisce che all’apertura di cantieri di opere connesse al ponte sullo Stretto di Messina scatti una clausola che obbliga, nell’eventualità che il ponte non venga realizzato, al pagamento di penali equivalenti al 10 per cento del costo dell’opera, e quindi da un minimo di 390 milioni di euro (10 per cento del valore di aggiudicazione della gara) a un massimo di oltre 630 milioni di euro (10 per cento del costo totale dell’investimento).
E i soldi dove sono?
Ma per fare il Ponte (come per cantare messa) ci vogliono i soldi. Il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha iniziato sbloccando a novembre scorso 1,3 miliardi. Poi ha messo nel piatto altri 330 milioni (213 milioni ad Anas e 117milioni alla Rete ferroviaria italiana [Rfi] quali quote partecipative all'aumento di capitale della 'Stretto di Messina Spa'). Inoltre, la Finanziaria 2010 ha accantonato 470 milioni per la ricapitalizzazione della società concessionaria dal 2012. Infine ci sono 306 milioni versati nel 2004 e 100 milioni che saranno sottoscritti quale quota regionale. In pratica, siamo a una cifra di circa 2,5 miliardi per un'opera che complessivamente ne costerà 6,349 (si dichiara una ripartizione di 4,5 miliardi per il ponte e 1,8 per le connessioni stradali e ferroviarie. Ma oltre 550 milioni riguardano gli oneri finanziari). Il resto dei fondi – secondo il vecchio schema del 40 per cento pubblico contro 60 privato – dovrebbe arrivare da un project financing che, appunto, sarà supportato dalla partecipazione degli enti locali. Per la verità questo è un fronte ancora fumoso e non ben definito, un aspetto su cui i detrattori del Ponte, come visto, continuano a far leva. Dall'altra parte Pietro Ciucci, presidente dell'Anas e della 'Stretto di Messina', ha dato una scadenza: "La ricerca dei finanziamenti delle società private inizierà dalla seconda metà del 2010". E il ministro Altero Matteoli ha garantito in prima persona che l'opera in sé verrà fatta con i soldi che provengono dal mercato. Quindi se non ci sono i soldi dei privati...
Soldi veri, spese sicure
Intanto è stata già spesa una cifra di circa 100 milioni soltanto per il mantenimento di persone e uffici della 'Stretto di Messina Spa'. E poche settimane fa la Corte dei Conti ha dato una bella strigliata al Governo."il Governo riveda la fattibilità del Ponte" È questo, in estrema sintesi, il contenuto della relazione concernente gli “Esiti dei finanziamenti per il ponte sullo Stretto di Messina”, approvata il 15 dicembre 2009 dalla Corte dei conti.
La spesa per realizzare il ponte sullo Stretto di Messina, prevista nel progetto preliminare approvato nel 2003 – spiega la Corte dei conti –, ammonterebbe a 4,68 miliardi di euro, ma nell’Allegato Infrastrutture al DPEF 2009/2013, l’importo è indicato in 6,1 miliardi di euro. Lo stesso importo è indicato nell’Allegato Infrastrutture al DPEF 2010/2013.
Il progetto del ponte sullo stretto di Messina – prosegue la Corte – si presenta come un traguardo ambizioso e, sebbene la fase progettuale – in posizione funzionale rispetto alla realizzazione dell’opera – sia in corso, occorre rilevare che la prosecuzione delle attività procedurali dipende da ulteriori decisioni da assumere in sede politica e amministrativa.
Nel corso dell’indagine sono state esaminate le modalità di contabilizzazione dei valori della produzione della s.p.a. Stretto di Messina e sono stati esposti nel dettaglio gli elementi che compongono l’aggregato “costi capitalizzati” sulla base delle informazioni fornite dalla società stessa.
All’esito dell’analisi, la Magistratura contabile ritiene che sia opportuna una costante valutazione – da parte del Governo nel suo insieme e nelle sue articolazioni esecutive (Ministeri e CIPE) e tecnico–operative (Stretto di Messina s.p.a. e suoi azionisti) – dei profili di:
a) fattibilità tecnica, analizzata nel 2000 e formalizzata nel progetto preliminare approvato nel 2003;
b) attualizzazione delle stime di traffico che stanno alla base del disegno progettuale del ponte sullo Stretto di Messina;
c) compatibilità ambientale, in relazione al contenuto sostanziale della procedura di messa in mora n. 2003/4090, avviata dalla Commissione Europea in data 12 ottobre 2005 e ritirata in data 17 ottobre 2007;
d) completezza delle modalità di imputazione nel bilancio dello Stato delle somme, già destinate all’intervento per il ponte sullo Stretto di Messina e successivamente oggetto di riutilizzazione.
Se non è una bocciatura, poco ci manca. Ma in quei giorni i giornali erano impegnati a fare l'elogio della prima pietra per cui la notizia si è persa tra le righe in qualche breve...
Quando cominceranno gli espropri?
Altra vicenda non di poco conto è quella degli espropri. La consegna del ponte è prevista (dixit) per il 2016, mentre il cantiere principale dovrebbe partire già nel corso di quest'anno (data ancora fumosa, però...). I critici hanno messo in evidenza i ritardi sul piano espropri che fa da precondizione all'avvio dei lavori, ma il presidente dell'Impregilo, Massimo Ponzellini, ha assicurato che su questo fronte si comincerà proprio "nei primi mesi del 2010".
A proposito, tanto per chiarire, Impregilo è la capofila del general contractor Eurolink, di cui fanno parte anche società italiane come Condotte d'Acqua, Aci, Consorzio Stabile e Cooperativa muratori e cementisti (Cmc ) di Ravenna. Non mancano però i partner stranieri di rilievo mondiale nel settore costruzioni, a partire dai giapponesi della Ishikawajima-Harima Heavy Industries Co Ltd. Incaricati della progettazione sono invece le danesi Cowi A/S e Sund&Baelt A/S, e i canadesi di Buckland&Taylor Ltd. Infine, sono stati sottoscritti gli accordi con la statunitense Parson Transportation per il project management, ossia per il controllo e la verifica della progettazione definitiva.
Campata... in aria
Nel frattempo, un nemico imprevisto si è fatto avanti contro il Ponte: la regione Calabria. Che, sempre a fine 2009, esce dalla società “Stretto di Messina”, cede la propria quota azionaria pari al 2,6 per cento e ritira immediatamente dal consiglio d’amministrazione della concessionaria del ministero per la progettazione e realizzazione del Ponte il proprio rappresentante, Rodolfo De Dominicis. Nonostante ciò, e con sprezzo del pericolo, si va avanti a forza di inaugurazioni pubbliche. Lunedì 11 gennaio 2010 a Varapodio, in Calabria, è stato reso pubblico il progetto del ponte sullo Stretto di Messina; al convegno, organizzato dal Comune di Varapodio, hanno partecipato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, il Presidente dell’Anas e Amministratore delegato della Società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, il Presidente della Società Stretto di Messina, Onorevole Giuseppe Zamberletti. Ovvero, mentre la regione Calabria di fatto sconfessa il Ponte, in Calabria lo si presenta come se nulla fosse. Sarà interessante vedere dove si potrà appoggiare la campata del Ponte, se la Calabria leva la terra di sotto...
Nel frattempo...
Leggendo il report annuale del World Economic Forum, si può vedere come l'Italia per quanto riguarda le infrastrutture sia al 72mo posto al mondo (Quality of Overall infrastructure). Se si va a vedere il dettaglio del secondo pilastro (infrastrutture) si vede che l'Italia ha un vantaggio competitivo almeno per quanto riguarda la rete ferroviaria, le reti telefoniche e la qualità della fornitura di corrente elettrica mentre pecca in porti (83mo), strade e aeroporti (addirittura 85mo). A risolvere questo gap ci basterà un Ponte, per quanto lungo?
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