
lunedì 21 giugno 2010
Direttore: Gualtiero Vecellio
Progettare rottamando, è necessaria una riforma integrale dell’EDILIZIA e dell’urbanistica nelle realtà meridionali; abbassando i rischi degli effetti di un evento sismico
• A cura di Saverio De Morelli
Sabato e domenica, 19 e 20 giugno 2010, presso l’Hotel Eurolido di Falerna (Cz), si è tenuta l’assemblea straordinaria dell’Associazione Calabria Radicale. Tra gli altri sono intervenuti: Pippo Callipo (imprenditore, già candidato alla Presidenza della Giunta Regionale della Calabria); Federico Cerminara (Tesoriere Nazionale di Arcigay); Saverio De Morelli (Comitato Nazionale di Radicali Italiani); Fernanda Gigliotti (Assemblea Nazionale PD); Giacomo Gullo (segretario generale provinciale UGL Polizia, Vibo Valentia); Doris Lo Moro (deputata del PD e segretaria della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati); Filippo Motta (consigliere comunale di Nocera Terinese); Laura Raffaeli (presidente di Blindsight Project Onlus); Saverio Zavattieri (segretario nazionale Socialisti Uniti – PSI).
Sono state presentate e dibattute cinque relazioni:
Lacrime d’AMIANTO: la fibra killer si nasconde ovunque per la lentezza delle istituzioni e i ritardi delle bonifiche, mentre gli effetti per la salute umana sono sempre più drammatici. A cura di Salvatore Moscato e Marco Marchese.
DIRITTI CIVILI, coppie di fatto e laicità dello stato: fra sante inquisizioni e privilegi per pochi si consumano disuguaglianze fra i cittadini di questo paese. A cura di Riccardo Cristiano.
DISABILITA’ e disabilitazione: dalla sicurezza sulle strade a quella domestica. A cura di Laura Raffaeli.
Progettare rottamando, è necessaria una riforma integrale dell’EDILIZIA e dell’urbanistica nelle realtà meridionali; abbassando i rischi degli effetti di un evento sismico. A cura di Saverio De Morelli.
NDRANGHETA: è accaduto che una mafia divenisse in pochi anni una fra le più potenti e pericolose del mondo; dalla presa d’atto è necessario passare alla piena consapevolezza. A cura di Marco Marchese.
Su “Notizie Radicali” del 18 giugno abbiamo pubblicato la relazione di Laura Raffaelli su “Disabilità e disabilitazione: dalla sicurezza sulle strade a quella domestica”. Oggi pubblichiamo la relazione di Saverio De Morelli su “Progettare rottamando, è necessaria una riforma integrale dell’EDILIZIA e dell’urbanistica nelle realtà meridionali; abbassando i rischi degli effetti di un evento sismico”.
Questa relazione non servirà solo a descrivere l’ipotetica questione statistica di una Regione Calabria che sotto molteplici punti di vista urbanistici e ambientali si presenta come drammaticamente inefficiente, ma auspica di realizzare un ancor più ambizioso obiettivo, quello di aprire, finalmente, un dibattito tanto scomodo quanto delicato sull’ampio panorama d’illegalità che la mala politica, insieme alla “mala” tradizionale, ha fatto proprie anche in ambito edilizio, causando situazioni difficilmente riparabili.
Prima di affrontare il cuore della questione aggredendone il lato politico, dobbiamo porre una fondamentale premessa:
La Calabria, vista la propria posizione geografica e la delicata conformazione geomorfologica è la regione d’Italia proporzionalmente più esposta al rischio sismico. Il 74% dei comuni sul territorio, infatti, sono inseriti nella scala di massima pericolosità. A questo si aggiunge che il 71% degli edifici abitati sono costruiti antecedentemente alla prima normativa antisismica del 1974.
Non sono necessarie troppe interpretazioni per concludere che tre quarti dell’intera popolazione calabrese vive in una situazione di grave rischio, accentuata dalla presenza sul territorio di un numero enorme di centri storici che se da una parte arricchiscono il territorio da molti punti di vista sui quali in questa esposizione non mi soffermerò, dall’altra vi è da registrare che il livello di fatiscenza degli stessi centri storici è allarmante e rappresentano un ulteriore fattore di rischio rispetto al verificarsi di un evento sismico.
Alla situazione esistente bisogna aggiungere e tener conto, nell’ambito del patrimonio edilizio esistente, la situazione di una regione che perde ogni anno dai diecimila (10.000) ai quindicimila (15.000) abitanti, e questa cifra è un saldo sostenuto dai rientri dall’estero che generalmente possiede già una casa; rispetto al mercato edilizio che tiene il passo ma che costruiscono ogni anno vani capaci di ospitare dalle ventimila (20.000) alle trentamila (30.000) persone.
La situazione della città di Cosenza e i comuni limitrofi (Rende e Montalto Uffugo), è indicativa: la popolazione residente di questi tre Comuni dal 2003 al 2008 è rimasta sostanzialmente invariata, ma sono stati costruiti, in un periodo ancora più breve, vani che possono ospitare oltre 20.000 persone. Si tratta di un fenomeno che dietro nasconde molto di più della semplice speculazione edilizia con il risultato di un’occupazione di territorio e spazi cittadini impressionanti.
In definitiva assistiamo a una Calabria iper – cementificata da costruzioni di bassa qualità, in maggioranza pericolose e in buona parte abusiva. Il dato preoccupante, che purtroppo si lega perfettamente con queste drammaticità, è un altro:
un evento sismico di moderate o forti dimensioni è tanto inaugurato quanto probabile nel prossimo futuro. Non sappiamo quando accadrà, quanto forte potrà essere, non conosciamo neanche quale area precisamente potrà colpire, ma è ragionevole credere che purtroppo succederà.
Il sisma è solo il fattore primario con cui entrano pericolosamente in relazione tutte le criticità annunciate prima, riguardo al sistema edilizio, che diversamente porrebbe solo un problema paesaggistico o al massimo di legalità edilizia. Ci sono però altri e altrettanto pericolosi scenari d’instabilità territoriale in questa terra; non entrerò nel merito tecnico, ma è bene elencare alcuni eventi naturali tra i più frequenti e potenzialmente distruttivi:
- Il rischio idrogeologico legato al problema frane ed esondazioni si dimostra di primaria importanza, solo negli ultimi due anni sono state registrate in Calabria ben 550 frane provocando disastri e disagi tuttora tangibili, famiglie costrette allo sgombero e a oggi ancora senza casa. Un rischio che coinvolge quasi tutti i comuni calabrese e che quindi non può certo passare in secondo piano.
- Il rischio maremoto riferito non soltanto all’evento sismico ma anche alla presenza nel mar tirreno del Vulcano Marsili, il più grande vulcano sottomarino d’Europa e definito dagli esperti come potenzialmente a rischio data l’instabilità delle pareti superficiali. Un’eventuale “onda anomala” sulle coste del tirreno cosentino (latitudine presso la quale è stimata esserci il vulcano) metterebbe a serio rischio l’esistenza delle località marine di circa cinquanta comuni e di almeno 100.000 abitanti.
Con questa prima fase del nostro lavoro abbiamo dato una sommaria ma chiara panoramica riguardo alla situazione edilizia della nostra regione evidenziando come sia la “mala edilizia” a prevalere anche nell’assetto urbanistico, declassando anche il costruito a regola d’arte e rimodulando il carattere d’intere città a schemi abusivi e privi di qualità. Abbiamo poi sottolineato i maggiori rischi a cui la mala edilizia, associata a queste politiche urbane vanno incontro in una regione sottoposta a situazioni naturali delicate ed instabili.
Da questa realtà una prima, quasi istintiva conclusione, è possibile: la programmazione urbanistica calabrese regionale, provinciale e comunale, seppur mutilata e quasi inesistente; non ha mai tenuto conto del rischio sismico, geologico e idrogeologico, inoltre anche le direttive nazionali mirate e teoricamente severe, e ogni direttiva particolare di enti minori sono state sempre facilmente eluse con la complicità partitocratica del sistema politico e clientelare. Solo l’approvazione della recente legge regionale “antisismica” (Legge Regionale 35/2009) introduce un elemento di novità, ma tutto da dimostrare nei fatti, trattandosi di un riordino procedurale, e in ogni caso rimandata nella sua attuazione, dalla nuova giunta regionale, per problemi di fondi e di personale, a tempo indefinito.
Tale considerazione vale non solo per il recente passato ma anche, drammaticamente, per il presente, dove è testimonianza di frequente quotidianità l’emergere di fatti e misfatti legati all’abusivismo edilizio.
Detto questo, la prima cosa da chiederci, riguarda proprio come gli enti preposti e le istituzioni stanno guardando ai problemi: quali piani, programmi e predisposizioni si stanno attuando in Calabria, ma allarghiamo pure all’intero mezzogiorno, per far fronte a un fattore di rischio comune e di così grave portata?
Il ruolo della Protezione Civile Nazionale sarebbe determinante ma purtroppo è proprio riguardo questo ente che ci tocca fare la più drammatica constatazione.
Nessun programma specifico di prevenzione del rischio sismico, geologico e idrogeologico è stato mai varato negli ultimi anni dalla Protezione Civile per la Calabria. A quanto pare non sono mai neppure stati previsti seri piani di emergenza per questa regione. Il sito internet www.protezionecivilecalabria.it è di un’inutilità disarmante, nessuna indicazione strategica post sisma, nessuna mappatura delle aree a rischio, nessun riferimento al problema idrogeologico, nessun coinvolgimento organizzativo con altri enti locali.
L’unica attività svolta con moderata costanza dall’ente Protezione Civile in merito ad un eventuale rischio inerente ai fabbricati è la finta pratica simulativa delle evacuazioni in uffici e scuole pubbliche. Ma il più delle volte queste pratiche non sono svolte da squadre attrezzate e qualificate, vengono anzi spesso demandate a personale interno agli istituti, con una formazione minima e una bassa professionalità che rende l’intera procedura inutile, non riuscendo a dare alla situazione il giusto grado di serietà e il giusto livello di gravità.
Ci accorgiamo quindi come le cose fin ora dette alzano il livello di preoccupazione in modo esponenziale se alle problematiche semplici integriamo l’assoluta negligenza e quasi totale assenza degli enti governativi. La linea emergente, ammesso che ce ne sia una, sembra essere quella limitativa alla gestione dell’emergenza dopo che questa sia già scaturita e non alla prevenzione del danno naturale.
E’ sconcertante costatare che nessun ente di governo si ponga il problema di come gestire un’inaugurabile emergenza che si riferisce alla sicurezza dei fabbricati e come nessuna città calabrese si sia dotata di un completo piano di evacuazione. E’ inammissibile che nessuna grande o piccola città abbia predisposto zone dedicate all’immediato soccorso, attrezzandole a questo scopo.
Come purtroppo sappiamo l’evento sismico, geologico o idrogeologico non è certamente limitato al solo momento del sisma, della frana o dell’esondazione, diventa così ancora più importante, dal punto di vista della gestione dell’emergenza, proprio la programmazione del rientro della stessa: capire, dunque, cosa fare nei giorni immediatamente successivi, come potersi logisticamente spostare, come e dove poter curare i supersiti, chi e come coinvolgere nelle operazioni di aiuto.
Questa situazione è aggravata dall’aspetto forse più incidente, cioè l’assoluta mancanza di formazione del cittadino ad affrontare un eventuale pericolo naturale, perché sono abbastanza certo che quasi a nessun calabrese sia mai stato detto come comportarsi in caso di emergenza terremoto o altre calamità naturali, dove poter andare e come rendersi utili.
Abbiamo quindi ora integrato con drammatica chiarezza la panoramica dei rischi a quella politica e governativa, accorgendoci purtroppo che la seconda è probabilmente più scandalosa della prima. La conclusione è che una regione come la Calabria è impreparata anche solo a percepire la gravità di situazioni dove in gioco c’è la vita di migliaia di cittadini.
E’ necessaria una radicale riforma del sistema edilizio calabrese.
Torno a quel dato, forse passato sottotono, che ci dice che ben il 71% del volume fabbricato e abitato nell’intero territorio nazionale è stato edificato prima del 1974, quindi antecedente alla prima normativa antisismica. Possiamo concludere che circa 1.200.000 persone ad oggi vivono in residenze non a norma, nella sola Calabria. A questi vanno aggiunte i vani costruiti su zone che i PAI indicano a rischio geologico e idrogeologico che vanno ad aggravare una situazione già critica.
L’unico modo per affrontare una realtà di queste dimensioni è a mio avviso avviare immediatamente operazioni di riforma del sistema edilizio. Bisogna innanzitutto dare consapevolezza a tutti i soggetti coinvolti nel processo edilizio, dai piccoli privati ai grandi imprenditori, che il business non è soltanto frutto della costruzione di nuovi fabbricati, e creare le giuste opportunità economiche e burocratiche per chi decide di mettere a norma l’esistente.
Per le nuove costruzioni invece c’è bisogno di integrare urgentemente la pratica della “Rottamazione Edilizia”, è ormai chiaro che non esiste nessuna utilità di incrementare il volume edificato tanto nei piccoli centri quanto nelle grandi città. Dare concrete opportunità a chi decide di costruire una casa impegnativa piuttosto che un condominio o semplicemente una piccola residenza privata sostituendola con quella vecchia e già esistente. Un costruito quindi non complementare all’esistente come purtroppo oggi si è soliti intendere nelle prassi urbane ma un costruito al posto dell’esistente. Rottamazione dunque anche al fine di regolamentazione e della autoregolazione degli interventi, al fine di dare possibilità di realizzazione a chi ne ha reale bisogno riducendo anche il fenomeno speculativo e palazzinaro presente e visibili tanto nelle grandi città quanto nei più piccoli centri. Ma soprattutto attuazione di un equilibrato adeguamento delle costruzioni pericolose e conseguentemente una riduzione della percentuale di popolazione a rischio.
Bisogna realisticamente tenere conto che le resistenze a queste posizioni saranno tante e nette. Non è un fattore sconosciuto, infatti, il giro d’affari che ancora oggi muove il sistema edilizio soprattutto in Calabria, rappresentando una fetta consistente dell’intera produzione regionale. Non sarà facile scardinare una realtà così ben radicata e continuamente alimentata dagli interessi della criminalità organizzata che opera in questo settore per tradizione e interessi che vanno dal riciclaggio al reinvestimento delle ingenti somme fatte rientrare nel circuito legale.
C’è però, e non soltanto per i motivi anzidetti, un’urgenza concreta di intervenire sulla situazione attuale anche con una Nuova Legge Urbanistica Nazionale, non potendo più demandare all’ormai obsoleta del 1942 l’intera giurisdizione nel territorio nazionale. Anche su questo deve esserci una mobilitazione radicale, un laboratorio normativo e propositivo, capace di offrire al governo una proposta che non si limiti a un adeguamento della legge ma che possa fare da punto di partenza per una Nuova Legge. Ed è proprio dalla Calabria, dalle problematiche fin ora descritte, dai fattori di rischio emergenti (comuni certamente a molte altre regioni ma rappresentative in questa terra per volumi e proporzioni), che bisogna partire. Offrire gli spunti per creare apposite commissioni e piani di intervento. Noi radicali calabresi, anzitutto dovremmo tenere alto il volume del dibattito e coinvolgere chi già da anni è impegnato nel settore urbanistico in maniera alternativa al sistema speculativo.
Non posso però terminare senza tentare di proporre una linea d’intervento anche dal punto di vista della gestione di un’eventuale emergenza. Si dovrebbe intervenire prima di tutto nel processo di formazione e sensibilizzazione dei singoli cittadini, è, infatti, di fondamentale importanza che ogni persona coinvolta nell’immediatezza e nel medio e lungo termine in un disastro naturale sappia come muoversi al fine di salvaguardare la propria salute e cercare di essere utile agli altri.
Bisogna cominciare dagli enti comunali. Dovrebbe spettare a loro il compito di formare e organizzare aree del territorio idonee al primo soccorso e alla degenza. Dovremmo chiedere al Governo regionale di intervenire in questo contesto ma, sapendo il probabile clima di indifferenza, farci carico di contattare ogni Comune calabrese al fine di affrontare l’argomento e fornire le risposte necessarie.
Affrontare le realtà descritte non è certamente incoraggiante, forse si può avere la sensazione di non sapere dove mettere le mani e forse, per quanto le istituzioni siano distanti e negligenti può sembrare giustificato il fatto che noi piccoli radicali, non potendo incidere nell’immediato in modo decisivo, opportunamente potremmo starcene in disparte. Credo però che già da queste righe un primo fondamentale passo sia stato realizzato, cioè quello di aprire un dibattito, di alzare il volume di un assordante silenzio che regna su queste delicate problematiche. Il nostro compito deve essere soprattutto questo: dare conoscenza e consapevolezza al cittadino, dirgli che spesso non va tutto bene come ci dicono. Ripeterlo con forza perché il regime partitocratico non possa assuefarci ancor più di quanto ha già fatto, non possa farlo anche quando in gioco c’è la nostra sicurezza.
Dibattere e proporre sono dunque i primi fondamentali compiti, sperando e cercando naturalmente compagni di lotta, persone singole, gruppi politici e organizzazioni che possano farsi carico insieme con noi di una realtà di cose che deve cambiare.
L’augurio è che da quest’assemblea possa nascere interesse e coinvolgimento, in modo da non lasciare al vento le problematiche descritte ma affrontarle con la vicinanza e l’aiuto di chi si sente, prima ancora che rappresentante di un gruppo politico, un calabrese libero e cosciente.
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