On: domenica, gennaio 26, 2014
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Parlare di altro. Distrarre l'attenzione dai problemi veri.Sembra essere questo lo sport preferito in queste settimane a Messina. Al silenzio fragoroso dei capi come D'Alia, Genovese, e pochi altri si impone invece il chiacchiericcio sterile di facebook e quello più insinuante e spesso omissivo dei media, a cominciare dalla Gazzetta del Sud. L'ultima schermaglia,in ordine di tempo, all'inaugurazione dell'anno giudiziario. Mentre il dibattito nazionale gira attorno alla riforma della giustizia e alla condizione fuorilegge delle carceri italiane a Messina si discute di edilizia giudiziaria.Mentre 9 milioni di processi rimangono congelati qui si parla di aule giudiziarie. Mentre 170 mila processi ogni anno vanno in prescrizione qui si parla del nulla. Il 40% delle persone detenute rimane in attesa di giudizio ( a meno che non siano politici o mogli di politici), 2000 condanne della Corte Europea all'Italia
mentre a Messina vietano persino di fare volantinaggio nella piazza antistante il Palazzo di Giustizia. Nel silenzio degli ordini professionali,nel silenzio di molta stampa, della cd società civile, dei partiti rispettosi della legge e dei diritti, delle organizzazioni dei lavoratori. Con tutto questo sfascio irrompe la barzelletta dei "poteri forti" e delle "resistenze forti".Il presidente dell'ordine degli avvocati ( anche qui nel silenzio degli altri avvocati) accusa il sindaco di non volere scegliere la sede del nuovo palazzo di giustizia per assecondare quei poteri che da questa situazione traggono vantaggio.
In pratica si sta riferendo ai Franza che, assieme ad altri, affittano al comune di Messina i locali per uso di aule giudiziarie. Locali,oltretutto, fuori da ogni norma di sicurezza e di abitabilità.Particolare sempre taciuto da tutti. La replica di Renato Accorinti,nelle vesti di sindaco,è stizzita."Non accetto accuse sui poteri forti" dice tramite la Gazzetta del Sud. Benissimo. Finito l'incontro mediatico la situazione non si sposta di una virgola. I nuovi uffici giudiziari rimangono sulla carta come da venti anni a questa parte. Qualche dichiarazione contro e a favore.Piccoli e mediocri sussulti.Le carceri rimangono nello stato in cui sono.I processi languono. La(G)giustizia continua a morire.Chi traeva profitto prima continua a farlo anche adesso. Anche dopo. Ma nessuno che chiarisca il discorso fumoso dei "poteri forti" e delle "resistenze forti". Un potere,per definizione,dovrebbe essere forte se fosse valido,se fosse autorevole. Quindi,nel nostro caso,le istituzioni,tutte ( dal sindaco al potere giudiziario e politico ) se fossero validi e autorevoli sarebbero anche forti e avrebbero già risolto il problema in questione assieme a tanti altri.Quindi magari avessimo "poteri forti" per amministrare la cosa pubblica.Il presidente Celona invece,probabilmente,si voleva riferire ai "poteri illegali", se non criminali, che utilizzano per loro fine speculativo gli spazi che le pubbliche amministrazioni lasciano aperti. Insomma un potere illegale che si poggia su un potere fragile,insicuro,debole.Ecco che allora precisando bene i termini il quadro è più chiaro.Il sindaco Accorinti che, a differenza di quelli del passato,non intende favorire "poteri illegali" se non criminali deve dimostrare di essere sicuro e deciso nelle scelte. Non basta sbandierare la innegabile onestà, bisogna anche dimostrare altro.Per un motivo molto semplice. Se nel nostro caso,ma anche in tantissimi altri,il prima (cioè le precedenti amministrazioni) agevolava e favoriva qualcuno attraverso bandi truffaldini,ricorsi e controricorsi etc.il dopo,cioè l'adesso,non può finire per agevolare anche inconsapevolmente gli stessi soggetti per mancanza di strategia,di autorevolezza,di opzioni valide e inoppugnabili.Ecco la partita è questa. Sia per la questione Casa dello Studente sia per qualsiasi altra decisione. Il sindaco ( e non a caso non scrivo Renato Accorinti) ha il dovere di fare scelte coraggiose che riguardano la pubblica amministrazione senza utilizzare la sua inattaccabile storia privata.Non vorrei che alla fine i favori rimangono e il potere resta
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sempre più debole.
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